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ABORTO DICIAMO DI NO E SI ALLA VITA

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L’ORRORE DELL’ABORTO IN ITALIA E NEL MONDO

Tutti insieme gridiamo diciamo a gran voce: No all’aborto!

 

LA  VERA BIOGRAFIA DI UN ESSERE UMANO

NON INIZIA ALLA SUA NASCITA MA  MOLTO TEMPO PRIMA!

 

 

“Giornata della Vita”

 Essa vuol essere un forte richiamo per l’intera società a impegnarsi nel mettere in atto una grande strategia a favore della vita, nel rispettare, difendere amare e servire  ogni vita umana.

La condizione dell’uomo all’inizio del suo vivere è contrassegnata dall’invisibilità, che non dipende solo dal nascondimento nel grembo materno, ma anche dall’assenza, nelle prime fasi del suo sviluppo, di forme esterne umane. Egli è pienamente visibile  solo agli occhi della ragione, tipicamente umani, che vedono l’essenza. Difenderlo significa renderlo visibile alla società tutta intera. Non è un banale “ammasso di cellule”, è già un essere umano perfettamente organizzato, che si va sviluppando per sua intrinseca vitalità, distinta da quella di sua madre, fin dal suo concepimento (fusione del gamete maschile con quello femminile: zigote) è entrato in dialogo fisiologico e di amore con sua madre. Nelle prime settimane di vita la sua vitalità, la sua capacità di assimilazione e di crescita sono massime, i primi sessanta giorni sono i più importanti della sua vita: si compie la sua organogenesi. In definitiva zigote, embrione, bambino, giovane, adulto, anziano sono nomi diversi dell’identica realtà umana, senza tema di smentita. Il bambino non ancora nato è a tutti gli effetti un essere umano, unico, irripetibile, distinto dal padre e dalla madre, autonomo in sé ma ancora dipendente dall’ambiente e dagli altri, è “il più povero tra i poveri” perché è privo persino della visibilità ed è in pericolo di vita. Come non difenderlo! “In diversi Stati, come l’Italia, alcune leggi hanno autorizzato la soppressione diretta di innocenti: nel momento in cui una legge  priva una categoria di esseri umani della protezione che la legislazione civile deve loro accordare, lo Stato viene a negare l’uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando lo Stato non pone la sua forza al servizio dei diritti di ciascun cittadino, e in particolare di chi è più debole, vengono minati i fondamenti stessi di uno Stato di diritto” (Card. Ratzinger)

No all'aborto - Walter Sulla

La lotta per il rispetto della vita nascente è analoga a quella per la liberazione degli schiavi, per l’uguaglianza dei neri rispetto ai bianchi, degli  ebrei rispetto agli ariani, della donna rispetto all’uomo. Con questo non si negano le difficoltà in cui si dibatte la donna in molti casi ma la soppressione  di un essere umano non è il modo migliore di risolvere i suoi problemi: ciò che è un male non può produrre un bene. Se in tutta onestà diamo ascolto alla legge morale naturale iscritta nel nostro cuore ci ripugna l’idea di sopprimere una vita umana specie se indifesa e innocente ( e la vita del concepito è la più debole e la più indifesa!), ci sembra una violenza, un sopruso del più forte sul più debole.La nostra coscienza si ribella ad un tale atto, tanto più la coscienza di un medico o di qualsiasi operatore sanitario che ha una maggiore consapevolezza, attraverso le acquisizioni scientifiche, che quello che si vuol sopprimere è una vita umana in fieri! Ogni medico, secondo il nostro codice deontologico, è chiamato a  salvare la vita. Con l’iscrizione all’Albo dell’Ordine dei Medici siamo obbligati a rispettare tale codice, per cui la trasgressione ad un punto di esso ( sopprimere la vita piuttosto che salvarla),  sia pure imposta da una norma dello stato, comporta per noi medici un venir meno agli impegni assunti, un tradimento alla nostra professione, se poi oltre ad essere medici ci professiamo cristiani il tradimento è ancora più grave perché tradiamo l’amore di Dio, nostro Padre, autore della vita, in quanto l’aborto procurato è  vietato dalla Sua legge  perché è soppressione di una vita umana innocente.

“Ciò che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avrete fatto a Me” (Mt 25, 40).

Se siamo onesti e veritieri intellettualmente non possiamo non scorgere l’incompatibilità che sussiste tra il riconoscimento della dignità della persona umana e il disprezzo della vita e dell’amore, tra la fede nel Dio vivente e la pretesa di voler decidere arbitrariamente dell’origine e della sorte di un essere umano.

No all'aborto - Walter Sulla

Mi sono chiesta se la donna che decide di abortire sia profondamente consapevole di ciò che si sta compiendo in lei (la nascita di un nuovo essere umano!), se sia veramente libera di scegliere (troppi condizionamenti  offuscano la sua libertà  e la spingono verso un’unica direzione: liberarsi di “quel peso insopportabile” ), se sia completamente ed esaurientemente informata sulle complicanze fisiche e psichiche della interruzione di gravidanza sia immediate che a distanza, se si fa proprio di tutto per ottenere la sua collaborazione ad accogliere la nuova vita nei famosi sette giorni che le sono dati per riflettere. Tutti restiamo sdegnati  di fronte a notizie di sevizie sui minori, restiamo inorriditi di fronte a documentari sui campi di  concentramento, ad atrocità che si commettono in guerra ma restiamo indifferenti, narcotizzati dalla cultura edonistica dominante, di fronte all’atroce dramma di un bimbo che non ancora nato subisce violenza senza poter difendersi e far udire la sua voce. L’aborto è un atto di violenza anche contro la stessa donna che abortisce, anche se consenziente, in quanto tronca violentemente l’istinto materno, propensione naturale per cui nessun animale (eccetto l’uomo) uccide il suo concepito: è un grosso trauma per ogni donna matura: sia nell’operazione stessa, sia nelle conseguenze fisiologiche sia in quelle psicologiche. Il figlio è ciò che la madre vive in modo più suo, è parte del suo stesso essere, la impegna più di qualsiasi altra cosa, al di là di ogni altra esperienza, distruggendo il figlio, la donna distrugge una parte di sé per fini e valori meno importanti e reali e quando diventa consapevole della sua maternità, per l’aborto che ha compiuto è presa da un senso di colpa che non è basato sulla concezione di peccato instillata dall’educazione religiosa ma affonda le sue radici nei più profondi sentimenti della coscienza umana e i particolare di quella materna.

Il  tormentoso senso di colpa con cui la donna è costretta a vivere si ripercuote su tutto il suo ambiente, cerca di liberarsi dal quel tormento interiore scaricando la colpa di “quell’atto” sul padre del figlio che non ha saputo assumersi le sue responsabilità,  verso gli amici che l’hanno consigliata ad abortire, verso lo stesso medico che le ha procurato l’aborto, che le ha ucciso il figlio, le sue relazioni si fanno tese, conflittuali, insopportabili. E’ mancanza di pace a tutti i livelli e l’aborto è stato il principio che ha messo in moto tutto questo. Solo la logica del diritto alla vita, una cultura alla vita e all’amore responsabile possono far sbocciare una politica familiare in grado di rimuovere le difficoltà che rendono problematica una gravidanza.

No all'aborto - Walter Sulla

Sommariamente, per completezza, sono da considerarsi interruzione di gravidanza tutte le procedure che portano a morte l’embrione, e in fase pre-annidatoria (sia gli intercettivi che impediscono l’annidamento, come spirale, minipillole di progesterone, pillola del giorno dopo, che i controgestativi, che interferiscono con il progesterone come la Ru 486) e in fase post-annidatoria ( aspirazione endouterina per via vaginale con cannule flessibili, dilatazione cervicale e  raschiamento o svuotamento con pinze ad anelli, alte dosi di prostaglandine E2, somministrazioni di farmaci che stimolano la contrazione uterina e la dilatazione cervicale). Accenniamo,infine, ad alcune tecniche abortive, non per terrorismo psicologico ma  perché sia  ben chiaro che l’aborto è un atto di violenza contro un minore, condannato innocente e indifeso ad una morte crudele, nel grembo di sua madre, diventato per lui un lager!

Nell’aborto per aspirazione, il cosiddetto metodo Karman, l’embrione viene succhiato violentemente fuori da una pompa aspirante,  molto più potente di un comune aspirapolvere, connessa con un tubicino dal bordo interno tagliente, che viene introdotto forzando il collo uterino e azionato con moto rotatorio di va e vieni per tagliare l’embrione, risucchiato con la placenta e parte della mucosa uterina . Rimane, come una mela maciullata, un ammasso di sangue, tessuti, cartilagini, tutto maciullato.

No all'aborto - Walter Sulla

Nell’aborto per dilatazione e raschiamento il medico abortista dilata il collo dell’utero usando dilatatori di diametro crescente. Poi penetra con una pinza tagliente e opera una vivisezione del nascituro: i vari pezzi, con la placenta, vengono via via estratti. Infine con un cucchiaio apposito, la mucosa uterina viene accuratamente raschiata. Il tutto comporta talora un’abbondante emorragia.

Non meno crudele l’aborto per avvelenamento : con un  lungo ago  si aspira un po’ di liquido amniotico e si inietta una soluzione salina concentrata. Il bambino assorbe il sale e rimane avvelenato. Il sale, corrosivo, brucia lo strato esterno della pelle, il bambino prova atroci dolori e lotta per circa un’ora con la morte. Se non sopravvengono complicazioni, dopo 24 ore il piccolo cadavere viene espulso.

Non meno atroce l’aborto per isterotomia. E’ un vero parto cesareo, con taglio dell’utero ed estrazione del feto. Ma dopo il taglio del cordone ombelicale, lo si lascia morire o lo “si finisce” pietosamente: Il feto che spesso ha più di quattro mesi, tenta di respirare, piange. Se i polmoni sono troppo immaturi per funzionare normalmente, queste penose reazioni si arrestano presto, ma non raramente il cuore si ostina disperato a pulsare  prima di arrestarsi nella morte. In questi ultimi tipi di aborto, in vari Paesi, il corpicino viene commercializzato: vivo, come cavia per esperimenti o per trapianti; morto, come materia pregiata per saponi o cosmetici. E’ una realtà orribile e amara davanti alla quale ogni minimizzazione o banalizzazione è una mistificazione ipocrita e colpevole, “urgono una grande mobilizzazione delle coscienze e un comune sforzo etico”  per coinvolgere l’intera società a porsi autenticamente a servizio della vita.  La vita  è fatta per amare e per essere amati.

No all'aborto - Walter Sulla

 

Per questo motivo, diceva Madre Teresa, dobbiamo decidere risolutamente che nessuna creatura, sia bambino che bambina, debba mai essere oggetto di rifiuto e di disamore. Ogni bambino è un segno dell’amore di Dio, di un amore che deve espandersi sulla terra. Se vi capitasse di sentire che c’è qualcuno che rifiuta di avere un bambino, che è disposto ad abortire, sforzatevi di convincerlo a portarlo nella nostra Opera, perché, come Madre Teresa, diciamo, noi vogliamo questo bambino, che per noi costituisce una testimonianza dell’amore di Dio.

No all'aborto - Walter Sulla

 

(di Gianluca MARTONE) Uno dei crimini piu’ atroci di questa società, che ha completamente dimenticato il rispetto e l’amore per la VITA, è indubbiamente l’aborto. Alcuni decenni fa, il grande San Pio da Pietrelcina disse. “Il giorno in cui gli uomini, spaventati dal, come si dice, boom economico, dai danni fisici o dai sacrifici economici, perderanno l’orrore dell’aborto, sarà un giorno terribile per l’umanità. Perché è proprio quello il giorno in cui dovrebbero dimostrare di averne orrore. L’aborto non è soltanto omicidio ma pure suicidio della razza umana, se con l’occhio della ragione, si vedesse“la bellezza e la gioia” della terra popolata di vecchi e spopolata di bambini: bruciata come un deserto. Se si riflettesse, allora si comprenderebbe la duplice gravità dell’aborto: con l’aborto si mutila sempre anche la vita dei genitori. Questi genitori vorrei cospargerli con le ceneri dei loro feti distrutti, per inchiodarli alle loro responsabilità e per negare ad essi la possibilità di appello alla propria ignoranza. I resti di un procurato aborto non vanno seppelliti con falsi riguardi e falsa pietà. Sarebbe un abominevole ipocrisia. Quelle ceneri vanno sbattute sulle facce di bronzo dei genitori assassini. Difendere il sopraggiungere dei bambini al mondo è sempre un atto di fede e di speranza nei nostri incontri con Dio sulla terra”. In un interessante articolo pubblicato alcuni mesi fa su Pro Vita, sono stati resi noti i 15 motivi che inducono a rifiutare in toto l’orrore di questo efferato atto verso creature completamente inermi e innocenti.
GLI ARGOMENTI USATI DAGLI ABORTISTI PER GIUSTIFICARE L’ABORTO E LE RELATIVE RISPOSTE
1) Nessuno conosce quando comincia la vita umana.
Se nessuno conosce quando comincia la vita umana, allora potrebbe anche essere che cominci all’atto del concepimento. E se essa comincia all’atto del concepimento l’aborto è un omicidio! L’incertezza, ammesso che incertezza vi sia, non ci autorizza ad uccidere dei feti.
Attualmente sappiamo che la vita comincia all’atto del concepimento. Lo spermatozoo con 23 cromosomi non è un essere umano come non lo è l’ovulo femminile con i suoi 23 cromosomi, ma quando essi si uniscono formano lo zigote con 46 cromosomi, ed il risultato è un essere umano. Questo è un fatto scientifico. Da questo punto in poi è solo questione di crescita, non di genere. 2) La madre ha il diritto di controllare il suo corpo. Il bambino non è una parte del corpo della madre. E’ un essere umano individuale con un suo corpo. La madre alimenta il suo bambino mentre è nel suo seno ma questo non gli da diritto di decidere della sua vita Anche se il bambino fosse parte del corpo della madre, ella non avrebbe il diritto di fare ciò che vuole con il suo corpo, non avrebbe il diritto di mutilarsi tagliandosi una mano o un piede come pure non ha il diritto di togliersi la vita mediante il suicidio. 3) Un nascituro non è realmente umano finché non è nato. Se un bambino non è umano prima della nascita, quando lo è? Certamente non è un minerale o un vegetale. Le mucche danno vita alle mucche e le cavalle ai cavalli Perché si dovrebbe porre la questione per i nascituri umani?
I nascituri umani sono identificati umani per il cambiamento di luogo? Cioè che dall’utero materno passano alle braccia materne? La differenza tra i bambini che sono nati e quelli che non sono ancora nati non è la loro natura, ma il luogo (essere nell’utero ed esserne fuori) e la loro misura. Certamente delle caratteristiche accidentali o circostanziali come quelle relative al luogo e alla misura, non determinano se un essere è umano o meno. 4) I bambini non sono esseri personali coscienti. Secondo questa obiezione uno deve essere cosciente per essere umano. Ma se la coscienza determina l’umanità, allora gli adulti che dormono non sono umani. Inoltre, se la coscienza determina l’umanità, allora quelli che cadono in coma perdono la loro umanità. La logica conclusione di questo discorso sarebbe che uccidere esseri senza coscienza non sarebbe commettere omicidio, allora tutti gli assassini per non essere imputabili o considerati tali dovrebbero semplicemente far perdere la coscienza alle loro vittime prima di ucciderle. Inoltre, i bambini sono coscienti prima di nascere. Un mese e mezzo dopo il concepimento, essi hanno le proprie onde cerebrali che poi manterranno per tutta la vita. L’assenza di queste onde è considerata un segno della morte, perché allora la loro presenza non è considerata un segno della vita? Verso i tre mesi reagiscono agli stimoli e possono avere coscienza di un senso di oppressione, di dolore e di gioia. La coscienza di sé (non la consapevolezza) distingue l’uomo dagli animali, anche da quelli di grado superiore. Tuttavia la coscienza di sé non si manifesta finché un bambino non arriva ad un anno e mezzo circa. Così, secondo la logica degli abortisti, si può giustificare l’aborto prima di quel periodo. 5) Ogni bambino ha diritto a una vita piena. Quali sono i criteri per stabilire se una vita è piena o meno e chi può stabilire questo? Questo genere di ragionamento si è spinto talmente oltre che alcuni giudici hanno condannato dei genitori per aver messo alla luce bambini sapendo che erano deformati in base ai test prenatali. Questo ragionamento potrebbe far credere che è possibile rinviare la nascita di un figlio a migliori circostanze, per cui lo si può uccidere ora. Non è così. Togliere la vita a questo nascituro significa togliere l’unica possibilità, che questo essere ha, di venire al mondo. Egli non avrà alcuna altra circostanza migliore per venire alla vita. Perciò la scelta non è fra una vita deforme e una sana, la vita è una sola e non c’è scelta. Ognuno ha diritto alla vita che egli ha, non tenere conto di questo significa attentare all’unica possibilità di vita. Anche secondo questa logica, si dovrebbe poi uccidere tutti gli esseri umani deformi, anche al di fuori dell’utero materno (cosa che alcune menti diaboliche, in parte, hanno messo in atto nel corso della storia). Così questa logica abortista condurrebbe all’infanticidio e all’eutanasia, ed alcuni abortisti ammettono che queste due possibilità discendono dalla stessa logica. Secondo questi ultimi è più giustificabile togliere la vita a chi è deforme che togliere la vita a chi potrebbe esserlo secondo test prenatali. 6) E’ meglio abortire che esporre un figlio a maltrattamento. Secondo ciò il non abortire figli indesiderati conduce al maltrattamento. Statisticamente è l’opposto. I casi di figli malmenati sono aumentati con l’aumentare degli aborti. Apparentemente il disprezzo per la vita umana, riflesso nell’accettazione dell’aborto, si estende dalla fase prenatale a quella post-natale. Erroneamente questa obiezione fa ritenere che l’aborto non è un grande maltrattamento. Attualmente l’aborto è il peggiore maltrattamento che può essere inflitto ad un essere umano: porta la morte. Per impedire che il bambino subisca maltrattamenti gli infliggono un maltrattamento peggiore. Questo è semplicemente grottesco. Inoltre, se si può uccidere il nascituro per evitare potenziali oltraggi, perché non uccidere il già nato che viene attualmente malmenato? I milioni di bambini che vivono nella denutrizione si possono togliere di mezzo tranquillamente secondo questa logica. In altre parole, se noi proteggiamo il nato che viene maltrattato, quanto più dovremmo proteggere il nascituro che è ancor più indifeso? 7) Noi dobbiamo fermare la sovrappopolazione o moriremo tutti di fame.
L’alternativa fra l’aborto e la sovrappopolazione è falsa. Ci sono altre alternative. Il controllo della nascite può limitare la sovrappopolazione senza omicidi e questo si può fare con la prevenzione. 8) Non possiamo legiferare sulla moralità. Se fosse così dovremmo sbarazzarci delle legislazioni che si basano sulla moralità. Dovremmo cominciare ad eliminare le proibizioni riguardo all’assassinio, alla crudeltà, al maltrattamento dei bambini, all’incesto ed a tutti quei casi in cui la morale è la base dalla formazione delle leggi applicate. Dovremmo eliminare anche le leggi antischiaviste e tutte le altre leggi sui diritti civili. Anche queste leggi riguardano il comportamento morale della persona. Questo sarebbe chiaramente sbagliato e pochi abortisti suggerirebbero di abolirle. Ma se è così, perché non dovremmo avere delle leggi per proteggere i diritti morali del nascituro?
Inoltre, le attuali leggi che permettono l’aborto su richiesta, sono di natura morale, perché in effetti affermano che togliere la vita a un essere umano, non ancora nato, è moralmente giusto.
E’ impossibile evitare di legiferare secondo i criteri della moralità. Al fine di avere una buona legislazione bisogna incorporare nelle leggi ciò che è moralmente giusto. Per questo, è assolutamente ingiusto di togliere ad un essere umano innocente il suo diritto alla vita. Perché il diritto alla vita è il diritto dei diritti. Senza vita non c’è alcun diritto. 9) I bambini mentalmente ritardati non dovrebbero essere fatti nascere. E’ interessante notare che nessuna organizzazione di genitori con figli mentalmente ritardati ha mai sostenuto l’aborto. Tutte le famiglie, che io ho conosciuto, sono affezionati ai loro figli mongoloidi perché mostrano un amore schietto. I bambini mentalmente ritardati sono umani, ucciderli equivale a commettere omicidio. A maggior ragione, non si deve uccidere quelli che non sono ancora nati perché sono ancora più indifesi. La logica con cui gli abortisti giustificano l’aborto terapeutico, sarebbe valida anche per l’infanticidio. 10) Perché una donna violentata dovrebbe essere forzata a portare un figlio indesiderato?
La violenza carnale è una delle cose più indegne che una persona possa subire. Bisogna avere grande compassione per le vittime, tuttavia bisogna tenere presente alcune cose: primo, non c’è alcun modo di disfare il fatto, ricorrere all’aborto non significa cancellare l’oltraggio; secondo, non viene fatta giustizia punendo la creatura che nasce a causa del ratto. Due errori non fanno una verità. La colpa di ricorrere all’omicidio (aborto) non aiuterà la madre. Il ratto non è un crimine per la vittima, ma uccidere un innocente è un crimine. Sebbene raramente le vittime di ratto danno alla luce dei figli, quei pochi bambini che vengono concepiti hanno tutto il diritto di vivere. Chi non è stato benedetto ascoltando la musica gospel della famosa cantante negra Ethel Waters? Sua madre fu una vittima di ratto, all’età di tredici anni. Forse che ella doveva abortire e non far nascere Ethel? Perché punire un frutto innocente anche se frutto di episodio di violenza carnale? Bisogna colpire il colpevole della violenza, il violentatore e non la più innocente creatura. 11) Gli aborti vengono svolti comunque, meglio allora legalizzarli. Dovremmo legalizzare il ratto e la violenza sui bambini solo perché esistono delle persone che commettono queste atrocità? Dovremmo legalizzare l’incesto e la crudeltà solo perché esistono delle persone che li commettono? Legalizzare delle cose malvagie non le rende moralmente giuste. Legalizzare un’attività illecita non ne frena necessariamente l’abuso, anzi qualche volta lo favorisce. Questo è attualmente il caso degli Stati Uniti. D’altro canto, cambiare le leggi può aiutare a cambiare l’attitudine verso un certo illecito, come hanno dimostrato le leggi abolizionisti della schiavitù. Le leggi in sé non possono forzare le persone ad essere buone, ma rafforzare le buone leggi può aiutare a frenare le persone nel fare il male. 12) Legalizzare l’aborto salverà la vita delle madri in quanto renderà gli aborti più sicuri. Le statistiche dicono che la maggior parte degli aborti avvengono ancora al di fuori degli ospedali. La Corte Suprema degli USA ha decisamente bocciato progetti di legge che erano atti ad assicurare un minimo di igiene nelle fabbriche dell’aborto. Così, se un carro bestiame si parcheggiasse in strada mettendo su un cartello con scritto: “qui si operano aborti”, il governo non soltanto non impedirebbe l’operazione, ma non insisterebbe neanche che gli abortisti sterilizzassero i loro strumenti! Inoltre, la legalizzazione dell’aborto in USA, non ha salvato vite, ma ha fatto perdere vite: 16 milioni nei primi dodici anni dal momento dell’approvazione da parte della Corte Suprema. Anche se il governo sarebbe in grado di garantire migliori condizioni igieniche per effettuare l’aborto, significherebbe semplicemente assicurare l’igiene nell’omicidio. Sapere che si è trattato di un uccisione pulita è una ben magra consolazione per la vittima. 13) Non dobbiamo proiettare la nostra moralità sugli altri.
Se è così, chi sono gli abortisti che proiettano la loro moralità su chi non è ancora nato? E come se essi dicessero ai non ancora nati: “Il mio credo morale è che voi non dovete vivere”. Questa non è una proiezione di moralità, ma una proiezione di immoralità. Infatti, noi dobbiamo influenzare con la nostra moralità i convincimenti degli abortisti. Se non lo fanno quelli che sono capaci di influenzare con la giusta moralità per proteggere le vite innocenti, chi lo farà mai? Proiettare le nostre giuste convinzioni morali sugli altri non è sbagliato, è sbagliato distruggere i diritti morali degli altri. L’aborto distrugge il diritto morale alla vita che hanno gli innocenti. 14) L’aborto è la soluzione per le gravidanze indesiderate. Una soluzione migliore è l’adozione. E’ difficile affidare un bambino agli altri, ma è meglio che ucciderlo. La madre che ha abortito è spesso depressa, sia quando arriva il tempo che avrebbe dovuto partorire che in seguito a rimorsi di coscienza ed altro. Questa depressione talvolta ricorre per anni ed anni in occasione del compleanno del bambino. Qualche volta la depressione è così forte che la madre sfiora il suicidio. Le madri con gravidanze indesiderate hanno di bisogno di incoraggiamenti per trattenere il figlio e non incoraggiamenti per uccidere il figlio. Un metodo efficace è la realizzazione e l’accoglienza in cliniche per consultazioni ed aiuti, non di cliniche per aborti. 15) Nessun bimbo indesiderato dovrebbe mai nascere. Secondo questa asserzione, ogni concepimento indesiderato dovrebbe automaticamente comportare un figlio indesiderato. Capita però che molte madri cambiano il loro atteggiamento dopo aver superato il trauma iniziale della gravidanza indesiderata. Spesso cambiano il loro atteggiamento anche quando avvertono o vedono con l’ecografia che portano un essere vivente nel loro grembo. Accade anche che molte madri cambiano idea dopo che i loro figli sono nati. Se la madre non vuole allevare il bimbo, ci sono molte altre famiglie che, non possono avere figli e che sono disposte a riceverli. Nel mondo ci sono più persone che desiderano avere figli di figli che si possono adottare. Il solo fatto che non si desidera che qualcuno venga alla vita non ci dà il diritto di ucciderlo. I nostri desideri non debbono intaccare i diritti degli altri, specialmente il diritto di vivere. Davanti a Dio e davanti agli uomini una madre con un figlio sono due persone. A questo punto vi voglio raccontare di una ragazza che seppe di essere gravida. Era fidanzata, ma il fidanzato non era il padre del bimbo. La sua famiglia era povera, perciò era duro per la famiglia mantenere un’altra bocca da sfamare. La sua famiglia aveva una buona reputazione ed ella non voleva che si spettegolasse. Abortire avrebbe potuto essere una soluzione al suo problema. Ma ella non volle abortire. Partorì un bimbo, un maschietto, e lo chiamò Gesù”.
Lo scorso 15 gennaio, il giornalista di Tempi Leone Grotti pubblico’ dati raccapriccianti dalla Francia, che dovrebbero scuotere le coscienze di tutti noi.
“In occasione del 40esimo anniversario delle promulgazione della legge, l’Istituto nazionale studi demografici ha rilasciato alcuni dati impressionanti Il 33 per cento delle donne francesi, cioè una su tre, ha abortito almeno una volta. Un dato impressionante, se si pensa che l’allora ministro Simone Veil nel 1974 convinse l’Assemblea nazionale a legalizzare l’aborto pronunciando queste parole: «Lo dico con tutta la mia convinzione: l’aborto deve restare un’eccezione, l’ultimo appello per situazioni senza altra soluzione». E questo perché «nessuna donna ricorre con gioia all’aborto. 210 MILA ABORTI ALL’ANNO. Il 17 gennaio in Francia si celebra il 40esimo anniversario della promulgazione della legge. Il dato appena citato proviene da un nuovo studio realizzato da Ined (Istituto nazionale studi demografici) per l’occasione, dove si legge: «L’interruzione volontaria di gravidanza è diventata ormai un diritto, più che una soluzione estrema. Nel 2011 ci sono stati circa 210 mila aborti. Dopo un calo tra il 1975 e il 1995, il ricorso all’aborto è leggermente aumentato prima di stabilizzarsi alla fine degli anni 2000. CONTRACCETTIVI. Il numero impressionante di aborti che si verificano Oltralpe è tanto più problematico se si considera che in Francia il 91 per cento delle donne tra i 15 e i 49 anni dichiara di usare i contraccettivi. Affermano gli autori dello studio Magali Mazuy, Laurent Toulemon e Élodie Baril: «Dal 1970, la diffusione di efficaci metodi di contraccezione ha permesso la diminuzione di frequenza di gravidanze non desiderate, ma quando si verificavano, il ricorso all’aborto aumentava, fino a quando il numero totale di interruzioni di gravidanza non è più sceso». ABORTO BANALIZZATO». Gli autori, come riportato dal Le Figaro, se lo spiegano così: «Dopo 40 anni di legalizzazione, la mentalità si è evoluta. L’aborto è diventato un diritto, la pratica è stata banalizzata. Non è così per tutto il mondo ma le donne che ricorrono all’interruzione volontaria di gravidanza si sentono meno giudicate».
Ne è prova il nuovo testo approvato il 4 agosto 2014. Se prima potevano abortire «tutte le donne incinte che si trovano in una situazione di sofferenza a causa del loro stato», ora possono farlo tutte quelle che semplicemente «non vogliono una gravidanza». PIANIFICAZIONE FAMILIARE. Lo studio sottolinea un altro dato inquietante: «Negli anni 70 solo un aborto su 10 era ripetuto. Dopo gli anni 80, gli aborti ripetuti hanno cominciato ad aumentare e diventare sempre più frequenti». Oggi, circa il 10 per cento delle donne ha fatto ricorso due volte all’aborto, mentre circa il 4 per cento delle donne tre volte o più. Tra le ragioni c’è anche la diffusione della cultura della pianificazione familiare: «Oggi c’è un’età giudicata ideale per restare incinta e anche lo scarto di tempo giudicato ideale per avere un secondo figlio. Per avere un bambino, si attende anche di mettersi a posto con il lavoro. Spesso si ricorre all’aborto perché una nascita è in contrasto con la pianificazione familiare».
Su Pro Vita, alcuni mesi fa Eduardo Hertfelder, dell’Istituto Politico per la Famiglia ha pubblicato un interessante dossier intitolato l’Aborto in Spagna: 1985 -2013. In esso si analizzano le statistiche ufficiali pubblicate sull’aborto da quando è stato legalizzato, pubblicate da Ministero della Salute e dell’Istituto Nazionale di Statistica spagnoli. In trenta anni sono aumentati i decessi a causa dell’aborto chirurgico e sono aumentate le malattie cardiovascolari, la principale causa di mortalità in Spagna. Ma soprattutto, questi numeri mostrano migliaia tragedie personali, familiari e sociali. Durante l’attuale Governo Rajoy sono stati registrati più di 221.000 aborti (anni 2012 e 2013), e non è avvenuta la modifica promessa alla legge assassina. L’unica politica che si è concretamente realizzata è quella della promozione delle pillole per trasformare gli aborti chirurgici in aborti chimici (circa 1 milione di pillole vendute ogni anno); Le principali conclusioni della relazione sono le seguenti: · viene effettuato un aborto ogni 4,8 minuti. Questo significa oltre 12 aborti ogni ora e 298 aborti ogni giorno: gli aborti effettuati in 4 giorni in Spagna (1.192 aborti) superano il numero di morti per incidenti stradali di un intero anno (1.134 morti nel 2013), quasi la metà dei suicidi annui (3.539 nel 2012);· il calo del tasso di fertilità e l’invecchiamento della popolazione (dati verificabili, misurabili e analizzabili);. i 300 bambini che non nascono ogni giorno a causa dell’aborto comportano la scomparsa di oltre 100 scuole medie in Spagna ogni anno a causa della mancanza di figli;· 1 ogni 5 gravidanze finisce in aborto. Nel 2013 ci sono state 534.080 gravidanze, da cui 425.390 nati e 108.690 aborti. Ciò rappresenta il 20.35% delle gravidanze. · 9 volte su 10 l’ aborto è “su richiesta della donna”, senza ragioni gravi; · L’aborto viene usato come un altro metodo contraccettivo. Più di un terzo di tutti gli aborti (37,25% -40,480 abortions-) sono stati preceduti da aborti precedenti. · 1 su 9 (11,75% -12.771 aborti) sono eseguiti su adolescenti (di età inferiore ai 20). L’aborto è diventato un business del valore di oltre 50 milioni di euro all’anno”.
Lo scorso 14 dicembre 2014, la giornalista di Tempi Benedetta Frigerio ha reso noto un caso abominevole di aborto proveniente dall’Australia, che pubblico integralmente.
“Per promuovere il diritto delle donne ad abortire anche a gravidanza avanzata, venerdì 12 dicembre il Sydney Morning Herald ha pubblicato un’intervista a una coppia australiana che ha ingaggiato una faticosa battaglia per ottenere il permesso di abortire il figlio alla 28esima settima perché aveva la mano sinistra deformata. «Onestamente mi sono sentito molto inumano», ricorda Frank, il padre del bambino, perché «ci dicevano che la nostra unica opzione era quella di dare alla luce un bambino che non volevamo affatto dare alla luce. Ci siamo sentiti dimenticati e abbandonati per via dell’incertezza politica e giuridica della legislazione sull’aborto». Mentre la madre, Cindy, di origine cinese, racconta: «Sono cresciuta con molte persone disabili e… c’era discriminazione. Non volevo che mio figlio fosse discriminato. Il problema è… ovvio perché si tratta delle dita e penso che il bambino avrebbe avuto una vita molto dura». Nell’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale La Croce lo scorso 23 settembre, l’infermiere anti-abortista Giorgio Celsi,Fondatore dell’Associazione Ora et Labora in Difesa della Vita e membro del Comitato No 194, ha esaminato con grande coraggio la situazione in Italia in merito a questa gravissima piaga sociale.
“Prima di tutto c’è bisogno di una sincera conversione dei cuori che porti a un totale capovolgimento del modo di pensare, di sentire, di percepire. Solo così si potrà riscoprire il vero valore della Vita umana, perché chi è convertito non pensa che uccidere i bambini con l’aborto sia un diritto e avrà rispetto per la Vita umana dal concepimento al suo termine naturale. Dopodiché bisogna seguire le parole di Papa Giovanni Paolo II che diceva: “… Cristiani, uscite dalle sagrestie, impegnatevi nel sociale, dando una grande testimonianza affinché si fermi la piaga dell’aborto, la verità non va taciuta, ne detta a metà ne ammorbidita, una cultura della morte sta prendendo piede e tutto tace”. Purtroppo però da alcuni anni si è fatta strada in ambiente Pro-Life l’idea di valorizzare le parti “buone” della legge 194/78, rinunciando così di denunciare l’intrinseca ingiustizia ed inaccettabilità di questa legge e perdendo di vista il fatto che una legge incide sulla mentalità e sul costume. A questi Pseudo Pro-Life vorrei ricordare che quello che ci differenzia dai Pro-Choice è proprio il fatto di cercare di contrastare la legge 194, che permette l’omicidio dei bambini nel grembo materno visto che anche questi ultimi sono per l’aiuto alle mamme (anche se quasi sempre propongono loro la scelta di sopprimere il loro bambino). Vorrei inoltre ricordare che si può combattere l’aborto anche con l’adozione. Molte donne però ancora non sanno che oggi in Italia si può partorire in totale anonimato, senza alcun vincolo di età, nazionalità o clandestinità, in completa assistenza sanitaria e decidere di lasciare il bimbo, sicure che al massimo in 24 ore verrà reso adottabile e che uscirà dall’ospedale in braccio ai genitori adottivi. Tante sono le storie che potrei raccontare, ma quelle che più mi hanno toccato in questi anni sono quelle che raccontano di bambini salvati dall’aborto, di mamme felici per avere il loro bambino in braccio e non sulla coscienza, di quella commozione indescrivibile che si prova nel rivederli e pensare che, se Dio non ci avesse fatto trovare fuori da quell’ospedale o non ci avesse fatto distribuire quel volantino, essi non sarebbero mai nati, non avremmo mai sentito le loro grida di gioia in questo mondo a cui ora stanno ridando un po’ di speranza. Quelle tante storie che raccontano di come la provvidenza aiuti quelle coppie che, nonostante le enormi difficoltà si aprono alla Vita, delle tante conversioni di donne che hanno abortito e ora sono in prima linea nella difesa della Vita, per far sì che altre mamme non commettano il loro stesso errore e di quei medici e infermieri abortisti che, vedendo la nostra costante e silenziosa testimonianza fuori dai loro ospedali, sono diventati obiettori. Queste storie che sono Inni alla Vita le ho tutte in serbo nel cuore e sono loro che mi danno la forza per andare avanti in questa “Buona Battaglia”.