La parrocchia di Ghiaie di Bonate si trova nella diocesi di Bergamo a una decina di chilometri dal capoluogo. Si raggiunge da Milano e da Brescia in un’ora circa di autostrada uscendo al casello di Capriate e dirigendosi verso Ponte San Pietro. All’altezza del rondò di Bonate Sopra, dopo il distributore di benzina, si svolta a destra e si scende verso le Ghiaie di Bonate. Poche svolte nelle strade del paese e si giunge al luogo delle apparizioni del 1944 dove è stata eretta, in ricordo, una cappella.
Ghiaie di Bonate prende il nome dal terreno ghiaioso del fiume Brembo. È frazione di Bonate Sopra e, per una piccola parte di Presezzo. Parrocchia, ecclesiasticamente, fin dal 1921, Ghiaie di Bonate fu civilmente riconosciuta, dopo molte contestazioni, il 29 marzo 1944, alla vigilia delle apparizioni. È l’unica parrocchia della diocesi dedicata alla Sacra famiglia.
Il Torchio è una sottofrazione delle Ghiaie che comprende un aggregato di poche case sparse vicino al Brembo, tra una distesa di campi e un vivaio di conifere, dominato dall’altopiano dell’Isola che servì da anfiteatro per le folle immense che vi accorsero durante le apparizioni. Infatti, dal 13 maggio al 31 luglio 1944, in questo paesino della Bergamasca, giunsero più di tre milioni di pellegrini, maree di persone venute per lo più a piedi o con altri mezzi mettendo in pericolo la loro vita a causa dei continui bombardamenti e mitragliamenti.
La Seconda Guerra Mondiale straziava l’Italia con lutti e rovine. La gente viveva nell’angoscia e le privazioni di ogni genere e il sogno della pace sembrava irraggiungibile. Quando tutto pareva perduto per l’Italia e il mondo, quando il Papa rischiava di essere deportato in Germania, la speranza si riaccese per miracolo. In questo paesino sconosciuto al mondo, nel tardo pomeriggio del 13 maggio 1944, la Madonna apparve ad una bambina di 7 anni.
Come aveva fatto a Fatima il 13 maggio 1917 durante la Prima Guerra mondiale, la Madonna scelse ancora il 13 maggio per lanciare di nuovo al mondo, dilaniato dalla Seconda Guerra mondiale, i suoi messaggi di speranza e di pace.
Le apparizione di Ghiaie di Bonate vennero definite “L’epilogo di Fatima”.
Nel 1944, al Torchio, sottofrazione delle Ghiaie di Bonate Sopra, abitava la famiglia Roncalli composta da un figlio Luigi e da sette figlie: Caterina, Vittoria, Maria, Adelaide, Palmina, Annunziata e Romana (e Federica morta in tenera età). Papà Enrico aveva rinunciato alla vita del contadino e prestava servizio come operaio in uno stabilimento locale. La mamma Anna Gamba, casalinga, doveva crescere con pazienza certosina la numerosa prole.
Adelaide aveva allora sette anni. Era nata il 23 aprile 1937 alle ore 11 al Torchio e battezzata il 25 aprile dal parroco Don Cesare Vitale. Frequentava la classe prima elementare; era una bambina comune, piena di salute e di vivacità, le piaceva giocare.
Nulla faceva presagire fino a quel pomeriggio del 13 maggio 1944 quando le apparve la Sacra Famiglia, che il suo nome avrebbe varcato non solo i confini d’Italia, ma quelli d’Europa.
Mentre il mondo bruciava tra le fiamme dell’odio e delle armi e la guerra sembrava non finire mai, la Madonna, madre di unità e regina della pace, scelse una fanciulla di Bonate, Adelaide Roncalli, per lanciare i suoi messaggi al mondo. Le apparve per tredici giorni in due cicli: il primo dal 13 al 21 maggio, il secondo dal 28 al 31 maggio.
La Madonna le predisse:
“Soffrirai molto, ma non piangere perché dopo verrai con me in paradiso.” “In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire…” Ma Adelaide era troppo bambina per valutare subito la gravità di queste parole. Dopo le apparizioni, fu isolata, intimorita, spaventata e tormentata psicologicamente, tanto che alla fine qualcuno, il 15 settembre 1945, riuscì a strapparle uno scritto di ritrattazione che peserà come un macigno sul processo di riconoscimento delle apparizioni.
Il 12 luglio 1946, smentì la ritrattazione che le era stata dettata, riaffermando per iscritto la veridicità delle apparizioni, ma purtroppo non ebbe l’esito sperato poiché il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo mons. Bernareggi emise il decreto di “non consta” proibendo ogni forma di devozione alla Madonna, venerata come apparsa a Ghiaie di Bonate.
Spostata di qua e di là, contro il suo volere e all’insaputa dei suoi genitori, contrastata, derisa e calunniata, Adelaide portò la sua croce, lontano da casa.
Al compimento del suo quindicesimo anno, ottenne dal vescovo di entrare tra le suore Sacramentine di Bergamo. Morto il vescovo, qualcuno riuscì a strappare l’ordine di farla uscire dal convento costringendola a rinunciare al disegno vocazionale che Maria aveva manifestato su di lei. Questa rinunzia le portò molta sofferenza e le costò una lunga malattia.
Qualunque adolescente sarebbe uscita distrutta da una vicenda come la sua, ma Adelaide era forte e si riprese. Stanca di aspettare che le si riaprisse la porta del convento, decise di sposarsi ed andò a vivere a Milano dove si dedicò con sacrificio alla cura degli ammalati. Passarono gli anni e Adelaide rimase chiusa nel silenzio impostole dai superiori.
Finalmente, avvalendosi dei decreti del Concilio Vaticano II in materia di diritto all’informazione, Adelaide si sentì sgravata dalle proibizioni che le erano state imposte e decise di riaffermare solennemente e ufficialmente, davanti a notaio, la veridicità delle apparizioni.
Ora, Adelaide Roncalli, la veggente di Ghiaie, non c’è più. Colpita da un male incurabile, si è spenta alle tre di domenica mattina 24 agosto 2014. Visse nell’assoluto riserbo, lontana dai riflettori, in obbedienza alla Chiesa e soprattutto senza rancori per coloro che le hanno inflitto dolori e grandi dispiaceri.
![]() Data: sabato 13 maggio 1944 Ora:18:00 Presenze: Adelaide e alcune bambine Visione: la Sacra Famiglia |
![]() Data: domenica 14 maggio 1944 Ora: 18:00 Presenze: Adelaide, alcune bambine e un ragazzo Visione: la Sacra Famiglia |
![]() Data: lunedì 15 maggio 1944 Ore: 18:00 Presenze: Adelaide, 2 amichette e un centinaio di persone Visione: la Sacra Famiglia (più luminosa del solito) |
![]() Data: martedì 16 maggio 1944 Ora: 18:00 Presenze: circa 150 persone Visione: la Sacra Famiglia |
![]() Data: mercoledì 17 maggio 1944 Ore: 18:00 Presenze: circa 3000 persone Visione: la Beata Vergine con otto angioletti |
![]() Data: giovedì 18 maggio, festa dell’Ascensione Ore: 18:00 Presenze: circa 7000 persone Visione: la Beata Vergine con otto angioletti |
![]() Data: venerdì 19 maggio Ore: 18:00 Presenze: circa 10.000 persone Visione: la Sacra Famiglia |
![]() Data: sabato 20 maggio Ore: 18:00 Presenze: circa 30.000 persone Visione: la Sacra Famiglia |
![]() Data: domenica 21 maggio Ore: 18:00 Presenze: circa 200.000 persone Visione: la Sacra Famiglia |
INSEGNAMENTI, OPPOSIZIONI, L’ATTESA
L’insegnamento
Oggi la famiglia è spesso incapace di assolvere ai compiti che le erano propri. Non c’è più comunicatività, ci sono molti conflitti tra coniugi, tra genitori e figli. Le idee e gli stili di vita sono presentati da una società violenta piena di permissivismo e di consumismo dove tutto viene dissacrato. I giovani, in balia delle idee, delle mode più distruttive che non li aiutano a distinguere il bene dal male, sono confusi e sfiduciati verso gli altri e verso se stessi. La famiglia di oggi non fa più da filtro e non propone i valori che le erano propri. Il matrimonio non è un’avventura, non è un’esperienza da prendere con leggerezza. È una grossa responsabilità verso Dio e verso il prossimo. Educare i figli, non è facile. Con i messaggi di Ghiaie di Bonate, la Madonna insegna ancora che non vi può essere santa famiglia senza vivere fiduciosi fra le mani materne della Madonna. |
1) L’unità e la santità della famiglia
La visione di Adelaide, nella 9° apparizione, è emblematica e racchiude tutti gli insegnamenti circa la santità della famiglia evidenziandone le quattro virtù indispensabili: la pazienza, la fedeltà, la mitezza e il silenzio familiare. È un autentico capolavoro di divina bontà.
La coppia di colombi rappresenta i due membri della famiglia, la Sacra Famiglia, l’esempio tipo per ogni famiglia. Il cavallo, o capo famiglia, dominato dalla tentazione, abbandona la preghiera, si alza, passa dietro le spalla della Madonna, infila la porta aperta (la libertà che Dio dona ad ogni creatura), e si dirige verso un campo di gigli che vuole calpestare.
La pecora bianca, l’altro coniuge, resta nella chiesa, in preghiera con le due virtù: il cane macchiato (la fedeltà tradita), l’asino grigio (la pazienza penitente che devono esercitare i coniugi).
La preghiera, il valore della fedeltà offesa e della pazienza penitente scuotono Dio che manda in aiuto San Giuseppe che va a sorprendere l’animale in fallo e a riportarlo con dolcezza al perdono e alla preghiera. Così si ricompone l’unità e la santità della famiglia.
2) I doveri dei figli
“Devi essere buona, ubbidiente, rispettosa con il prossimo e sincera: prega bene…” (1°)
“Devi esser buona, ubbidiente, sincera e pregare bene, rispettosa verso il prossimo”. (2°)
Anche i figli devono collaborare al bene della famiglia. Nelle prime due apparizioni la Madonna stende per i bambini e i più grandi un programma concreto di vita familiare mettendo in evidenza
i seguenti doveri: bontà, ubbidienza, rispetto verso il prossimo, sincerità e preghiera.
3) La preghiera e la penitenza
“Dì loro che se vogliono i figli guariti devono fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati. Se gli uomini faranno penitenza la guerra finirà fra due mesi, altrimenti poco meno di due anni”.(3°)
“Prega per i poveri peccatori che hanno bisogno della preghiera dei bambini”. (4°)
“Preghiera e penitenza. Prega per i poveri peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore”. (6°)
“La preghiera a me più gradita è l’Ave Maria”. (6°)
“Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti”. (10°)
“Prega molto per coloro che hanno l’anima ammalata; il figlio mio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”. (11°)
“Prega per il Papa e digli che faccia presto perché voglio essere premurosa per tutti in questo luogo. Qualunque cosa mi si chiederà lo intercederò presso mio Figlio.” (13°)
La Madonna si rivolge alle famiglie esortandole a pregare e a fare penitenza per la salvezza dell’istituzione familiare. Occorre pregare bene e far pregare i bambini perché la preghiera dell’innocenza, richiesta dalla Madonna, riscatterà i poveri peccatori. Anche la guerra è causa e frutto di tanti peccati ed esorta a fare penitenza e a pregare per la pace.
4) La meditazione
“Medita queste parole ogni giorni della tua vita, fatti coraggio in tutte le pene”. (7°)
“Domani sarà l’ultima volta che ti parlo poi per sette giorni ti lascio pensare bene quanto ti ho detto. Cerca di capirlo bene perché fatta più grandicella ti servirà molto se vorrai essere tutta mia”. (8°)
La Madonna invita anche noi a riflettere su quanto ha detto ad Adelaide. Maestra di vita spirituale, vuole che capiamo bene le cose che ci ha insegnato perché saranno molto utili per il nostro lungo cammino verso la salvezza.
5) L’amore verso il prossimo
“Devi essere buona, ubbidiente, rispettosa col prossimo e sincera: prega bene e ritorna in questo luogo per nove sere sempre a quest’ora”. (1°)
“Devi essere buona, ubbidiente, sincera e pregare bene, rispettosa verso il prossimo”. (2°)
“La pace non tarderà, ma al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli”. (10°)
6) La sofferenza
La sofferenza della Madonna
“Prega per i poveri peccatori più ostinati che stanno morendo in questo momento e che trafiggono il mio Cuore”. (6°)
“Prega per i peccatori ostinati che fanno soffrire il mio cuore perché non pensano alla morte” (10°).
“Prega molto per coloro che hanno l’anima ammalata; il figlio mio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”. (11°)
La sofferenza del Papa e della Chiesa
“Prega pure per il Santo Padre che passa momenti brutti. Da tanti è maltrattato e molti attentano alla sua vita. Io lo proteggerò ed Egli non uscirà dal Vaticano. La pace non tarderà, ma al mio cuore preme quella pace mondiale nella quale tutti si amino come fratelli. Solo così il Papa avrà meno da soffrire”. (10°)
La sofferenza di Adelaide
“Soffrirai molto, ma non piangere perché dopo verrai con me in Paradiso!”. (2°)
“Medita queste parole ogni giorni della tua vita, fatti coraggio in tutte le pene”. (7°)
“Cara bambina, tu sei tutta mia, ma pur essendo cara al mio cuore, domani ti lascerò in questa valle di pianto e di dolore. Mi rivedrai nell’ora della tua morte e avvolta nel mio manto ti porterò in cielo. Con te prenderò pure quelli che ti comprendono e soffrono”. (12°)
“Cara figliola, mi spiace doverti lasciare, ma la mia ora è passata, non sgomentarti se per un po’ non mi vedrai. Pensa a quello che t’ho detto; nell’ora della tua morte verrò ancora. In questa valle di veri dolori sarai una piccola martire. Non scoraggiarti, desidero presto il mio trionfo”. (13°)
“Sarò la tua ricompensa se il tuo martirio sarà allegro. Queste mie parole ti saranno di conforto nella prova. Sopporta tutto con pazienza che verrai con me in paradiso. Sta allegra che ci rivedremo ancora piccola martire”. (13°)
La sofferenza degli ammalati
“No, non è necessario che proprio tutti vengano qui, quelli che possono che vengano che secondo i loro sacrifici saranno guariti o rimarranno ammalati, però non si facciano più gravi peccati”. (6°)
“Gli ammalati che vogliono guarire devono avere maggior fiducia e santificare la loro sofferenza se vogliono guadagnare il paradiso. Se non faranno questo, non avranno premio e saranno severamente castigati. Spero che tutti quelli che conosceranno la mia parola faranno ogni sforzo per meritarsi il paradiso. Quelli che soffriranno senza lamento otterranno da me e dal Figlio mio qualunque cosa chiederanno”. (11°)
La sofferenza dell’anima
“Prega molto per coloro che hanno l’anima ammalata; il figlio mio Gesù è morto sulla croce per salvarli. Molti non capiscono queste mie parole e per questo io soffro”. (11°)
Le Opposizioni
L’intervento di don Cortesi
Don Luigi Cortesi, giovane e brillante professore del Seminario di Bergamo, filosofo, giunse alle Ghiaie il venerdì 19 maggio 1944. Si mosse subito con lo spirito indagatore dello studioso, con signorilità ed affabilità, tanto che non gli risultò difficile prendere in mano la situazione ed entrare nel ruolo dell’inquisitore dei fatti delle Ghiaie. Non entrò con mandato del vescovo ma di propria iniziativa. Assistendo alle visioni, violò il divieto del vescovo ma pensò comunque che l’autorità ecclesiastica dovesse tollerare che qualcuno violasse il divieto per indagare e riferire esattamente i fatti. Il 22 maggio diede un ampio resoconto al vescovo che non lo rimproverò ma lo ringraziò.
Interpretò quel ringraziamento come un permesso sottaciuto e continuò a studiare la bambina che nel frattempo era stata portata a Bergamo. Il 27 maggio, il permesso sottaciuto divenne permesso esplicito e da quel giorno Don Cortesi prese in mano la situazione. Dopo le apparizioni, la bambina fu portata via dalle Ghiaie e Don Cortesi diede ordine che nessuno potesse avvicinarla senza il suo permesso.
La ritrattazione
Don Cortesi passò presto a fare l’avvocato del diavolo e sottopose la bambina per molto tempo a dure prove, con forti pressioni sulla psiche e la coscienza della bimba. Il 15 settembre 1945 riuscì finalmente a farla ritrattare facendole scrivere, con l’inganno, su una pagina di quaderno:
“Non è vero che ho visto la Madonna. Ho detto una bugia, perché non ho visto niente. Non ho avuto il coraggio di dire la verità, ma poi ho detto tutto a don Cortesi. Adesso però sono pentita di tante bugie. Adelaide Roncalli. Bergamo-15 settembre 1945”. |
Ecco come Adelaide riportò l’episodio nel suo diario:
“In una sala delle Suore Orsoline di Bergamo, dopo aver chiuso le porte, Don Cortesi mi dettò le parole da scrivere sullo sfortunato biglietto. Mi ricordo benissimo che, posto lo stato di violenza morale che stavo subendo, lo macchiai ed egli divise il foglio e me lo fece rifare, con molta pazienza, pur di ottenere il suo scopo. Così il tradimento fu compiuto”.
Si andò di male in peggio per molto tempo e don Cortesi continuò la sua crudele opera inquisitoria. Dopo crescenti rimostranze di persone oneste, il vescovo di Bergamo finì, ma troppo tardi, per vietare perentoriamente a don Cortesi di avvicinare la bambina.
La riaffermazione
Ritornata in famiglia per qualche settimana di vacanza, il 12 luglio 1946, alla scuola materna di Ghiaie di Bonate, Adelaide riaffermò per iscritto quanto segue:
“Ghiaie Bergamo 12-7-1946 Roncalli Adelaide È vero che ho visto la Madonna (Io ho detto che non ho visto la Madonna perché mi aveva dettato Don Cortesi ed io per ubbedire a lui ho scritto così). Roncalli Adelaide” Il foglio fu anche firmato da 7 testimoni: il parroco, le 4 suore, Rota Agnese e Roncalli Annunciata. |
Adelaide scrive in un diario:
“Nel 1947 andai dalle Suore della “Sapienza” e, qui, feci il mio grosso sbaglio; narrai tutto quanto era successo nelle apparizioni, affermando con precisione di aver visto la Madonna e sentite le sue parole. Sul finire della narrazione fui presa da grande paura; le parole di don Cortesi: “Fai peccato ad affermare di aver visto la Madonna” mi dominarono. Dapprima tacqui, poi decisi di ripetere ciò che avevo imparato da don Cortesi, e perciò dissi di non aver visto la Madonna”.
Bastano queste righe per capire con quale violenza psicologica don Cortesi avesse legato a sé la bambina in un rapporto di totale dipendenza.
La relazione favorevole di padre Agostino Gemelli
In data 11 luglio 1944, padre Agostino Gemelli, psichiatra e psicologo di fama internazionale, incaricato espressamente dal vescovo di effettuare esami approfonditi sulla bambina Adelaide Roncalli scrisse, tra l’altro, nella conclusione della sua lunga relazione inviata a monsignor Bernareggi, vescovo di Bergamo:
“È da escludere che si tratti di soggetto anormale in cui la menzogna dia ragione del racconto delle visioni avute. L’osservazione prolungata di quattro giorni avrebbe permesso, specialmente mediante test mentali, di mettere in luce una tale personalità nel quadro della quale sarebbe in modo evidente e pronto apparso il desiderio di ingannare o di presentare in maniera diversa dalla realtà la propria personalità. Lo si può escludere nel modo più assoluto, anche perché la bambina non ritorna mai spontaneamente sul racconto delle visioni; interrogata, abbassa la testa, si fa seria, tace; inoltre tutta la personalità si presenta allo psichiatra come una personalità dominata dalla spontaneità, dalla semplicità, dalla immediatezza, ossia da caratteri che non possono essere imitati da una bambina… Siamo di fronte ad un tipo precocemente positivo, realistico, sintetico, ossia a ciò che vi è di più opposto al tipo isterico…grazie all’esclusione di forme morbose della personalità o di atipie di essa, possiamo affermare che se le asserite visioni di Bonate sono vere, non sono opera di mente malata, ovvero effetto di immaginazione, ovvero effetto di suggestione…”
Padre Gemelli fu accanitamente contrastato da Don Cortesi.
Il processo
La commissione teologica, purtroppo, si lasciò guidare nel suo lavoro dall’indagine del prof. don Luigi Cortesi assunta arbitrariamente e senza alcuna garanzia di legalità.
Tra il 21 maggio e il 10 giugno 1947, si riunì il tribunale ecclesiastico e Adelaide fu chiamata a deporre. Durante uno degli interrogatori, alla fanciulla fu presentato il suo biglietto con la negazione. Adelaide si sentì ingannata da don Cortesi e preferì chiudersi nel silenzio e piangere.
Nel 1960, Adelaide ebbe a dire a Padre Mario Mason, in merito al suo interrogatorio al processo:
“Quando firmai quella lettera, che mi aveva lui stesso dettata assicurandomi che era riservata solo a lui, dentro di me sentii subito che quello che avevo scritto era falso. Ma ormai don Cortesi si era presa la lettera firmata. Rividi quella lettera nel giorno del mio interrogatorio sul tavolo dei giudici della Curia di Bergamo, e dopo il giuramento prestato di dire tutta la verità… compresi ancora di più che ero stata ingannata da don Cortesi. Che cosa mi restava da fare? Potevo osare di denunciare davanti a tanti preti don Cortesi come un falso? Preferii tacere e piangere…”
(Vedi: “Lampade viventi”, febbraio 1978, Milano)
Il decreto vescovile
Il 30 aprile 1948, il vescovo di Bergamo emise il seguente decreto:
“Adriano Bernareggi, Prelato domestico di Sua Santità, Assistente al Soglio Pontificio, e Conte, per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica, Vescovo di Bergamo – avendo preso in attento esame gli studi diligenti e ponderati compiuti dalla Commissione teologica nominata con Decreto vescovile in data 28 ottobre 1944 per l’esame delle apparizioni e rivelazioni della Madonna alla bambina Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate, nel maggio 1944; e tenendo presenti le conclusioni a cui la stessa Commissione è pervenuta dopo aver sottoposto a minuziosa indagine i fatti e le varie circostanze concernenti le asserite apparizioni e rivelazioni, col presente atto dichiariamo: 1) Non consta della realtà delle apparizioni e rivelazioni della B. Vergine ad Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate nel maggio dell’anno 1944. |
Le guarigioni
Molte furono le testimonianze dei malati guariti durante e dopo le apparizioni. Diverse guarigioni furono istantanee, perfette ed inspiegabili. Durante quel periodo, fu anche istituito un ufficio apposito per le indagini di rito.
Nel decreto del vescovo si legge: ” Con questo non intendiamo escludere che la Madonna, fiduciosamente invocata da quanti in buona fede la ritenevano apparsa a Ghiaie, possa avere concesso grazie speciali e non ordinarie guarigioni, premiando in tal modo la loro devozione verso di Lei”. Stando a quanto appena affermato, nella gente comune, rimangono due dubbi persistenti.
1) I tanti ammalati, guariti inspiegabilmente dal 13 maggio 1944 fino al giudizio del vescovo del 30 aprile 1948 perché recatisi “in buona fede” a Ghiaie di Bonate (non conoscevano ancora la posizione della Chiesa in merito a quelle apparizioni), se veramente nulla di speciale fosse accaduto a Ghiaie di Bonate, non si sarebbero di certo sognati di recarsi a pregare la Madonna e a chiedere grazie in quel luogo sconosciuto. Tutte quelle guarigioni sarebbero avvenute? Quando?
2) Per tutti coloro che, dal 1948 ad oggi, non più “in buona fede” (perché a conoscenza del “non consta” e delle proibizioni del decreto vescovile), hanno invece creduto all’innocenza di una bambina di sette anni e si sono recati in pellegrinaggio sul luogo delle apparizioni ed hanno pregato da soli o in gruppo, con o senza la presenza di sacerdoti, ed hanno invocato specificatamente l’aiuto della Madonna di Ghiaie di Bonate o Regina della Famiglia ottenendone grazie speciali o guarigioni, come devono ritenersi premiati?
Di certo, per aver creduto nelle apparizioni e rivelazioni della B. Vergine ad Adelaide Roncalli a Ghiaie di Bonate ed avere invocato specificatamente l’aiuto della Madonna delle Ghiaie o Regina della Famiglia. Non di certo come indicato nel decreto.
L’incontro con Pio XII
Nel 1949, un anno dopo la pubblicazione del decreto vescovile, Papa Pio XII ricevette in udienza privata la bambina Adelaide Roncalli che gli rivelò il segreto a lui riservato che la Madonna le aveva confidato il 17 maggio 1944 durante la quinta apparizione. Il Papa, ricevendo Adelaide, manifestava certamente di credere alle apparizioni di Ghiaie di Bonate; altrimenti che cosa avrebbe spinto quel grande pontefice a ricevere la fanciulla, visto il “non consta” del decreto vescovile?
La lettera di Papa Giovanni XXIII
In data 8 luglio 1960, Papa Giovanni XXIII inviò una lettera a monsignor Giuseppe Battaglia vescovo di Faenza “circa l’affare Ghiaie”.
“Riservata 8-VII-1960 Cara Eccellenza, siamo sempre ben uniti di pensiero, di cuore, di preghiera. Circa l’affare Ghiaie comprendete che si ha da cominciare non dal vertice, ma dal piano: e non toccare chi deve pronunciare non la prima ma l’ultima parola. Più che di sostanza, qui devesi tenere conto delle circostanze, che vanno studiate e tenute in gran conto. Ciò che vale in “subiecta materia” è la testimonianza della veggente: e la fondatezza di quanto ancora asserisce a 21 anni ed in conformità alla sua prima asserzione a 7 anni: e ritirata in seguito alle minacce, alle paure dell’inferno fattele da qualcuno. Mi pare che insista quel terrore di quelle minacce. Comunque V. S. comprende che non è pratico, nè utile, che la prima mossa per una revisione venga dal sottoscritto a cui spetta il “verbum” per la Congregazione dei Riti, o di altro dicastero, che a suo tempo “faciat verbum cum S.S.” ecc. Scusate la semplicità della mia parola. E statemi sempre bene “in laetitia et in benedictione” anche se “dies mali sunt. Aff.mo Io. XXIII”. |
Un commento di Padre Pio
Padre Pio avrebbe detto a gente di Bonate recatasi da lui a Petralcina: “Ma cosa ci venite a fare voi, quaggiù, voi che avete a casa vostra la Madonna di Bonate?”
La petizione al vescovo del 1974
Nel trentesimo anniversario delle apparizioni, il sig. Cortinovis presentò al vescovo monsignor Clemente Gaddi una petizione accompagnata da 7000 firme di fedeli i quali manifestavano il desiderio di pregare con consenso del vescovo nel luogo delle apparizioni.
Monsignor Gaddi rispose di non poter riaprire il processo se non in presenza di elementi nuovi, seri e gravi e che rimanevano in vigore le disposizioni dei vescovi che lo avevano preceduto, ma aggiunse che però non poteva né proibire, né impedire a persone singole o a gruppi di persone di recarsi sul posto a pregare la Madonna.
La riaffermazione solenne
Il 20 febbraio 1989, Adelaide Roncalli decise di riaffermare solennemente e ufficialmente, davanti a un notaio, la veridicità delle apparizioni:
“Io sottoscritta Roncalli Adelaide nata a Ghiaie di Bonate Sopra (Bg) il 23 aprile 1937, nel quarantacinquesimo anniversario torno a dichiarare, come già più volte ho fatto in occasioni precedenti, che sono assolutamente convinta di aver avuto le Apparizioni della Madonna a Ghiaie di Bonate dal 13 al 31 Maggio 1944 quando avevo sette anni. Le vicende da me dolorosamente vissute da allora, le offro a Dio ed alla legittima Autorità della Chiesa, alla quale sola appartiene di riconoscere o no quanto in tranquilla coscienza e in sicuro possesso delle mie facoltà mentali ritengo essere verità. In fede Adelaide Roncalli 20 febbraio 1989.” |
L’attesa
Il missionario padre Candido Maffeis (quel ragazzino che, nella 2^ apparizione, fece chiedere alla Madonna tramite Adelaide se si sarebbe fatto sacerdote) disse in una intervista:
“Questi quarant’anni, anziché spegnere la fede nella Madonna apparsa a Ghiaie, hanno avuto invece un filo, chiamiamolo pure sotterraneo o celeste, che ha tenuto viva la fiducia che un giorno Maria metterà le cose a posto Lei, perché gli uomini hanno pasticciato e confuso persone, idee, messaggi e passioni personali, ideologiche e scientifiche, con un metro troppo umano, partitario, e hanno affogato e confuso il luminoso evento storico delle Ghiaie…”.
Invito alla preghiera:
L’accesso al luogo delle apparizioni in località Torchio di Ghiaie di Bonate è libero.
Ognuno può andarvi a pregare quando meglio crede, sia di giorno che di notte.
L’afflusso dei pellegrini è continuo soprattutto di sabato e di domenica, ogni 13 del mese e durante le ricorrenze delle apparizioni.
Aiutateci con le vostre preghiere perché presto avvenga il trionfo della Madonna delle Ghiaie, Regina della Famiglia.
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